sabato 9 novembre 2013

Sergio Orlando

                  Sergio Orlando, nato a Como il 3 marzo 1939. Pittore.

                               


Trascorre la sua infanzia nella Valle d' Intelvi, luogo d' origine dei Carloni, famosi pittori e scultori dai quali un ramo della sua famiglia deriva.
I suoi genitori, entrambi attori di prosa, gli trasmettono l' interesse per il teatro, passione che, unita all' amore per la pittura e la storia dell' arte, lo fa crescere in un clima che stimola la sua sensibilità. Con la compagnia teatrale in cui recitano i genitori Sergio percorre lunghi itinerari che lo portano in vari paesi e città d' Italia.

Amico e compagno di scena di Gian Maria Volontè, recita in teatro per alcuni anni (vedi foto qui di fianco).
Nel 1966 decide però di lasciare il palcoscenico per dedicarsi alla sua più grande passione: la pittura.

A Milano è allievo di Giulio Vito Musitelli, pittore bergamasco di grande personalità, che conduce appartato una ricerca fedele ai valori della poesia. A Brera segue inoltre la scuola libera di nudo sotto la guida di Gino Moro, mentre a Venezia è vicino a Virgilio Guidi.

A partire dal 1970, anno in cui ordina a Milano la sua prima mostra personale, espone in molte città italiane. Al successo decretato dal pubblico, si aggiunge una serie ininterrotta di critiche positive, accompagnate da numerosi riconoscimenti.
Tra i primi ad apprezzare l' amore per il vero e la capacità poetica dell' artista sono Leonardo Borgese, Dino Buzzati, Guido Piovene, Carlo Bo, Vittorio Sereni, Giovanni Raboni, Federico Fellini .
Sergio Orlando vive e lavora a Milano nei mesi invernali, mentre durante l' estate ritorna alla quiete di Lanzo d' Intelvi, dove nella magia della natura trova sempre nuova fonte d'ispirazione. L' atmosfera incantata delle valli tra il lago di Como e quello di Lugano è colta da Orlando in una infinita serie di paesaggi, al quale si accosta con l' umiltà di un devoto cantore del bello.
L' indagine sulle forme della realtà, nei suoi aspetti più dimessi, ma proprio per questo più autentici e poetici, ha portato poi l' artista a confrontarsi con l' assorta impaginazione di nature morte e con la raffigurazione di interni intimistici, la cui dominante è un silenzio accorato.


Di Sergio Orlando e delle sue opere hanno scritto e recensito i più grandi critici d'arte. L' ultima sua monografia ''Un mondo visto da dentro' è stata presentata da Sergio Zavoli e ne riporteremo più in là i contenuti.


Ecco la poesia che gli è stata appositamente dedicata dal grande poeta spagnolo Rafael Alberti, intitolata 'Cancion para el pintor Sergio Orlando':


Di lui hanno anche scritto Vasco Pratolini , Alberico Sala , Carlo Sgorlon

Martina Corgnati ,  
Sergio Orlando con Martina Corgnati figlia della cantante Milva

Vittorio Sgarbi , Carlo Castellaneta , e di altri di cui parleremo più avanti. Per il momento lasciamo parlare le sue opere.











Sergio Zavoli  scrive di lui, nella monografia 'Un mondo visto da dentro":

                                                                             

Sergio Orlando ha lasciato a ciascuno che volesse parlare di lui e della sua pittura la libertà di farlo, grato dell' intenzione in sé, e compiaciuto anche quando i giudizi non fossero in sintonia coi suoi stessi. Ha così raccolto, nell' insieme delle testimonianze, un gran numero di consensi, anche di chi, in senso stretto, non se l'era mai vista con la critica d'arte, specie accademica e militante: a cominciare da me, che ero e rimango un ostinato osservatore di complemento, con licenza di "saper vedere" non solo la domenica, per fare il verso del celebre libro di Matteo Marangoni, ma capace anche di prendere - per stizze, prevenzioni e antipatie - un bel numero di cantonate; più spesso quando mi presi qualche azzardo nel giudicare la visione dell' arte dei negatori della forma, o qualche indulgenza di troppo con i sostenitori del "solo il normale è poetico", come scrisse Louis Aragon, non a caso un poeta.
Con Sergio Zavoli, 2009

Ecco, credo che in una catalogazione istintiva, e bonaria, la pittura di Orlando rientri con naturalezza nella specie, ma anche nella qualità, raccomandata da Aragon. E me ne convinco non tanto per il senso profondo della sua perentoria distintizione, quanto per la disadorna, non categorica ragione sostenuta da Aligi Sassu  quando, richiamandosi alla più coraggiosa e poetica normalità, assegna allla pittura di Orlando il talento di far apparire "una rosa, semplicemente una rosa, cioè senza tradire il corpo e l'anima di quel fiore bellissimo, sebbene risaputo ed abusato. Ed ecco le predilezioni per la natura, gli ambienti e gli oggetti, i colori e la materia, frutto di una immaginazione che trasforma il reale in simulacri, parvenze, percezioni; finché il fiore rinsecchito, il cardo mesto e peloso, le foglie croccanti della pannocchia, con le trasparenze di acque e vetri, laghi e cieli, uve e bicchieri, sembrano un mondo visto da dentro - forse così Morandi avrebbe potuto chiamare il vuoto delle sue bottiglie - come dire che non dovrà essere la realtà a salvarsi, ma la sua essenza e i suoi colori; come in Cézanne nei chiaroscuri del suo sottobosco, che paiono le luci del loro travaglio grazie a quel sovrapporsi, insistere e depositarsi di colori che vale quanto più estenuata delle velature. Di Orlando, non certo a caso, Mario Luzi dirà che "quelle cose, quelle atmosfere, quelle inquadrature adusate sono quindi suscettibili  di una interpretazione non rituale, non passiva, solo che un artista, come lui, provarvi l' autenticità delle proprie emozioni e richiamarle così alla circolazione della vita.
Natura morta con spazzola e sapone, 1986. Olio su ottone, 20 X 26 cm. Collezione privata.

 Anche Carlo Bo , poco incline alle lodi, e figuriamoci alle cedevolezze, nel 1998, volle testimoniargli che "quasi trent'anni di intelligenza della realtà lo hanno consacrato maestro"; e, quasi passandosi l' argomento, Giovanni Raboni insiste dicendo che "la realtà esiste, non occorre (non sta a noi)inventarla;ciò che noi possiamo e dobbiamo fare è abilitarla,capirla..."; e il giudizio di Vittorio Sereni sembra della stessa mano (è singolare questa assonanza di voci) quando scrive del "saper portare alla luce il taglio della realtà sensibile, operando innazitutto con lo sguardo e poi con mano delicata e ferma.
Non è mai una poetica delle piccole cose, non c'è nulla che induca, o si fermi, alle atmosfere crepuscolari, ricreate da una dolce e generosa malinconia.
"Con Sergio Orlando - avverte Ignazio Silone nel 1977 - ritrovi la tradizione, e il suo rapporto diretto con le cose ha un effetto riposante". Chi vorrebbe ricavare una riflessione più conclusiva da questo versante della pittura di Orlando è Carlo Sgorlon , che nel 1981 si pone la domanda:  "È un passatista ? Forse, ma certamente un poeta". premendogli cogliere, così, un talento ancora più alto e compiuto; non un altro, soltanto diverso, che si sovrappone al primo, ma quello che genera e pervade il giudizio in cui comprendere ogni ricchezza. Federico Fellini - aveva già detto che "l' immaginazione è il modo più alto di pensare" - è esplicito: "Mi piace il suo modo di vedere le cose, la natura e soprattutto il suo modo di esprimere e raccontare. È un modo sincero, genuino, di fare pittura e credo che chi si fermi davanti ai suoi dipinti provi per il pittore un sentimento di simpatia e gratitudine".
C'è una versatilità ed una coerenza stilistica, in quella pittura, che va dalle campiture forti ed ariose ai monti pallidi di lontananza e ai vari ordini di colline con il mutare dei verdi che si posano l'uno a ridosso dell' altro fino a incupire nel  bruno delle bordure e delle brevi boscaglie; oppure dalle pagine di libro, dopo gli innumerevoli tramestii delle dita, fino ai fiori secchi, col centro illuminato dagli ispidi soli circondati da petali radi e spinosi; o i boccali di smalto bianco, colla righina blu all' orlo del coperchio e intorno al becco della cuccuma; o i girasoli sui davanzali, a imprimere il loro giallo nei fondali senza grida, che stanno quieti sull'ordito antico della tela. Una poesia nuda, insomma, mai eloquente, ricciuta e squillante, contraddetta soltanto dalle case dei macchiaioli, povere e sparse, ma subito ricondotta alla grazia di quella rosa deposta accanto ad un bicchiere d'acqua, messi insieme, entrambi, da una sete quasi dipinta. Così, con qualche azzardo, si è lasciato vedere anche dal suo                                                         
                                                                          Sergio Zavoli

Interno con natura morta, 1987. Olio su tavola, 20 X 28 cm. Collezione privata.

Sergio Orlando è anche un poeta e, d'altronde, non avrebbe potuto essere altrimenti, data la sua innata percezione di quei piccoli particolari che fanno sgorgare rivoli di poesia in tutte le sue forme, fino ad ingrossarsi ed a condensarsi in un fiume in piena, che travolge ogni cosa che non sia alla sua altezza espressiva. Qui di seguito due sue poesie tratte da 

'La natura in versi' - Ed. Bocca, Milano 2006


  La casa                    

   È pallida come la luna      
    e silenziosa come la morte 
     ma dentro le sue mura
      dorme la vita e domani
       si apriranno le porte
        e usciranno fanciulli
          gettando nel sole le grida

                                     
                      Viali d' inverno
                            
                                   Si muovono nuvole impetuose
                                       sopra il livido paesaggio
                                        di luce fredda.
                                         il vento schiarisce 
                                          e dà trasparenze
                                           ai viali d'inverno.
                                            Forse la neve, a giorni
                                             ricamerà un candore
                                              di bianca nostalgia

   
     












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Autoritratto

Autoritratto, 1977 - Olio su tavola, 27 X 20 cm

Di lui hanno anche scritto: Maurizio Cucchi, Giuseppe Conte oltrechè Vivian Lamarque, Maria Luisa Spaziani, Maria Volpe e Ferruccio De Bortoli, attuale direttore del Corriere Della Sera.
Con Ferruccio de Bortoli, direttore del 'Corriere Della Sera'


Di Sergio Orlando, Vittorio Sgarbi scrive:
Trovo interessanti le sue opere per il loro realismo, che opponendosi ad una dominante avanguardia, ritornano ad un concetto di pittura. Come mi è capitato di affermare in diverse occasioni, un artista può essere "antico" , pur essendo contemporaneo. Le sue opere parlano di un mondo quotidiano e intimo, di oggetti accarezzati dal pennello proprio in virtù della loro "morandiana" semplicità. Oggetti e vedute paesaggistiche in cui si ritrova la tradizione realistica della scuola pittorica lombarda, filtrata da un occhio sensibile al dato naturale che rievoca emozioni e stupori pascoliani, sia nelle opere più fotografiche che in quelle più materiche e pastose. 

Con Vittorio Sgarbi, 2008


(Vittorio Sgarbi, presentazione in catalogo, Studio d'Arte, Lanzo d'Intelvi, agosto-settembre 2001)













Ha scritto di lui Guido Piovene : "Ringrazio il giovane pittore Sergio Orlando di avermi mostrato i suoi quadri. Egli è tra gli artisti che si propongono di cogliere l' "anima delle cose", siano esse gli alberi, la neve, l' acqua, il cortiletto, il fiore. Cosi facendo, si apparenta all' intimismo della tradizione lombarda, che è un intimismo diffuso in tutti gli oggetti rappresentati, affidato, pittoricamente, soprattutto al colore. Ma non v'è in lui tendenza al disfacimento, il controllo è costante. Il suo futuro, certamente, consisterà nell' elaborazione pittorica sempre maggiore di questo suo "sentimento della natura."
È questa la sua strada, su cui è chiamato a progredire, e gli faccio i miei auguri di ottimo successo"
(Guido Piovene, maggio 1971)




Diego Valeri : "(....) Io dico, dunque, che Sergio Orlando dev' essere considerato una forza viva della giovane pittura italiana e incoraggiato a lavorare secondo il cuor suo. E dico che il suo lavoro, cioé la sua onesta ricerca di forme e colori per le sue rappresentazioni, dev'essere mantenuto sulla sua linea originaria, cioè naturale. Tale ricerca non ha bisogno di appoggiarsi a formule speciose di "comportamento" o d'altro, ma soltanto di approfondirsi e, per ciò stesso, di farsi più chiara e risoluta".
(Diego Valeri, dicembre 1973)




Mario Luzi : " Da chi dipende se le tenerezze lombarde di Sergio Orlando, fedele in tutto alla tipica visione intensa e soffusa dei suoi inconfondibili ascendenti, non le riceviamo come ritorni e nemmeno come sopravvivenze? Più ancora che ai felici ripensamenti linguistici - vedi l'uso quasi materico del colore o la percezione quasi informale della forma - credo si debba attribuire ad una visione diretta, primaria e vorrei dire innocente che promana da questi dipinti. Quelle cose, quelle atmosfere, quelle inquadrature adusate sono dunque suscettibili di una interpretazione non rituale, non passiva, solo che un artista possa, come Orlando, provarvi l' autenticità delle proprie emozioni e richiamarle così alla circolazione della vita."
(Mario Luzi, maggio 1976)




 Alberico Sala : "(...) Tiene gli occhi bene aperti sulla realtà trasfigurandola per pacate emozioni; che si fanno meditazione nelle nature morte, di bellissimi impasti."
Alberico Sala, " Il Giorno", 5 giugno 1976)




Federico Fellini : "(...) e mi piace il suo modo di vedere le cose, la natura e soprattutto il suo modo di esprimere e raccontare. È un modo sincero, genuino di fare pittura e credo che chi si ferma davanti ai suoi dipinti provi per il pittore un sentimento di di simpatia e gratitudine" 
(Federico Fellini, 10 novembre 1976)

 


Carlo Sgorlon : "Credo che la scelta fondamentale di fronte alla quale ogni artista del nostro tempo si trova sia quella tra natura e razionalità, passato e futuro, mondo immediato e mondo tecnologico. Da una parte il lirico disordine della natura, dall' altro l'ordine razionale e freddo della geometria.
Il pittore Sergio Orlando è di quelli che, come me, non ha avuto dubbi per la propria scelta; ha orrore per la geometria e la tecnologia, e le ha bandite dalla sua visione del mondo. Per lui la poesia sta decisamente sull' altro versante, ed è qui che si è trasferito stabilmente, perchè la sua scelta è definitiva. È un passatista ? Forse. Ma è certo un poeta. La poesia non ha tempo, e nella creazione artistica ognuno sceglie il tempo che corrisponde al suo modo di sentire. Orlando possiede un sentimento lirico della natura.
(Carlo Sgorlon, dicembre 1981)




Attilio Bertolucci : "Posso dirle sinceramente che la lezione impressionista, così lontana da noi, resta pure viva e presente in lei. Il che significa esprimere amore per la vita. Consolante oggi. (...)"
(Antonio Bertolucci, 7 marzo 1996)



  
Carlo Bo  : "Nel lontano 1971 esprimevo a Sergio Orlando la mia ammirazione e univo il mio consenso ai tanti manifestatigli da critici illustri. Oggi non posso che ripetere quelle parole, ma con maggior convinzione, e rallegrarmi per aver visto in Orlando il suo stupendo futuro. Quasi trent'anni di intelligenza nella realtà lo hanno consacrato maestro."
(Carlo Bo, luglio/agosto 1998) 


 Martina Corgnati : "Orlando rinuncia al grande formato e si concentra in superfici che sembrano quasi più adatte a un miniaturista che a un pittore moderno: ventotto centimetri, ventiquattro. L' isolamento spaziale, la sospensione atmosferica cui l' artista ha sottoposto i suoi oggetti-soggetti, chiede, impone di essere in qualche modo ricostruita nella relazione fra il quadro e l' ambiente destinato ad accoglierlo. In altre parole, così come la cosa subisce una specie di decantazione nel processo che la trasforma in immagine, allo stesso modo l'immagine incarnata nel quadro,, l'immagine che si fa un' altra volta cosa, richiede una speciale cautela: magari un angolo, uno scorcio privelagiato, un punto di speciale intimità che sappia proteggere e conservare la senibilità riposta dall' artista nella tela come in una specie di scrigno."



Carlo Castellaneta : "Si possono scrivere molte cose sulla pittura di Sergio Orlando, a cominciare dal suo controllato cromatismo e dalla pennellata che costruisce i volumi. Ma la conquista più evidente è di aver fatta propria, soprattutto nel paesaggio, la celebre lezione di Cézanne, così come spesso dimenticata dagli artisti italiani."


Finestra sul lago, 2008 - Olio su tela 30 X 20 cm - Collezione privata














                                           
Maria Callas









Altre opere e poesie di Sergio Orlando:

                               

                               COLOMBA MORENTE

                      Il bel volo interrotto
                        nell'azzurro di maggio...
                          Fra poco declinerai, inerte straccetto,
                            un'esile macchia di piume
                               sul marciapiede.
                                 La mia lacerazione è un
                                   piccolo grido nel nulla.  
                              




                                    NATURA MORTA

                          Un calice d'acqua
                             nel chiaro mattino
                                riflette l'incanto
                                  di un cardo d'argento
                                    adagiato vicino



                                   
                                   UN BOSCO DI SILENZIO

                          Un bosco di silenzio
                             e la montagna rossa
                                languidamente anelano
                                  l'invernale candore






      
       Nuove opere aggiornate al 2 settembre 2015 :